Pur tra mille difficoltà, in parte trasversali a tutta l’agricoltura ma in parte specifiche del settore, il comparto dell’ortofrutta italiana continua a mantenere alto il livello qualitativo dei suoi prodotti. Anche se, come ha specificato durante la nostra chiacchierata Maria Carola Gullino, managing director di Gullino Group e neo-eletta presidente dell’Associazione Nazionale Donne dell’Ortofrutta, “a volte è difficile non perdersi d’animo”.
Criticità e punti di forza del settore ortofrutticolo italiano
Quali sono i temi caldi del settore ortofrutticolo italiano in questo momento storico?
Certamente in larga parte gli stessi che destano preoccupazione un po’ in tutta l’agricoltura. Il cambio climatico e la necessità di adottare nuove tecniche produttive, all’insegna sia della mitigation che dell’adaptation. Ma anche l’urgenza di un rinnovamento varietale, che va di pari passo con l’adattamento alle nuove condizioni climatiche, nonché la necessità di ridurre lo sfruttamento dei suoli e più in generale l’impatto ambientale derivante dalle attività produttive. Anche l’uso consapevole dell’acqua, essendo la pratica dell’irrigazione indispensabile per chi coltiva ortofrutta, è un punto cruciale. Noi piemontesi, per esempio, nel 2022 stiamo stati molto colpiti dalla crisi idrica, e soprattutto la melicoltura ne ha subito ingenti danni. L’uso della microirrigazione è ormai molto diffuso nel settore e molte aziende si stanno anche attrezzando con invasi artificiali per il recupero dell’acqua piovana e il suo reimpiego nel processo produttivo. Ma notiamo che manca una pianificazione nazionale in tal senso, che sarebbe quanto mai necessaria. Comprendiamo la assoluta necessità di acqua dolce sufficiente per il cittadino, ma non possiamo scordare che senza agricoltura non c’è cibo. E infine, volendo citare un’altra criticità, anche la burocrazia e lo sbilancio tra costi di produzione e prezzi spuntati sul mercato è un problema sentito. Credo che questi siano punti caldi un po’ per tutto il settore primario, cui se ne aggiungono altri più squisitamente di settore, come le criticità fitosanitarie specifiche con cui ci misuriamo, come la moria del kiwi o la maculatura bruna del pero. E non posso non rivolgere un pensiero accorato ai frutticoltori romagnoli e alle ingenti perdite recentemente subite a causa delle esondazioni di alcuni fiumi. A loro va tutta la mia solidarietà di produttrice.
E il lato “buono” della medaglia?
La qualità e la varietà dei prodotti ortofrutticoli italiani, che il mercato ci riconosce. Un mercato, tra l’altro, sempre più esigente, perché fatto di consumatori molto più attenti di un tempo a ciò che mangiano. Consumatori informati e in cerca di prodotti dall’elevato valore salutistico. Anche se noi, dal lato nostro, dovremmo essere più efficaci nel comunicare col consumatore finale, affinché esso sia in grado di fare scelte consapevoli, per esempio quando si trova davanti a prodotti biologici oppure a residuo zero. Come Gullino Group, stiamo cercando di fare una “buona” informazione rivolta al consumatore, sia col nostro blog aziendale, sia con la serie di podcast intitolata “Come sarà l’agricoltura del futuro?”.
Il ruolo delle donne
Carola, da poco lei è stata eletta alla presidenza dell’Associazione Nazionale Donne dell’Ortofrutta. Cosa pensa del ruolo delle donne in agricoltura?
Sappiamo bene che le donne numericamente contano molto nell’agricoltura italiana e che esse occupano ruoli di tutti i generi. Nel nostro settore, per esempio, sono numerosissime nel confezionamento, grazie alla loro precisione, delicatezza e manualità. Tuttavia, spesso le donne che lavorano in agricoltura restano nell’ombra e, nonostante il loro contributo fondamentale, hanno una visibilità costantemente inferiore rispetto a quella dei colleghi uomini (noi ne abbiamo parlato nel nostro podcast “Il vigneto sostenibile” della serie “Fatti di terra”, n.d.r.). In parte questo è frutto di un retaggio culturale, ma in parte anche della “timidezza” di molte professioniste. L’Associazione che ho l’onore di presiedere tra i suoi scopi ha anche quello di aiutare le donne del settore a emergere, ad avere più voce in capitolo, a esporsi maggiormente quando occorre: per esempio, quando è il momento di rilasciare un’intervista.
Ci racconta qualcosa di più dell’Associazione?
È nata nel 2017, dall’azione di 30 socie fondatrici, tra cui anche io, e grazie all’esplosività della ex presidente Alessandra Ravaioli. Il Covid ci ha un po’ rallentato, ma non abbiamo mai smesso di crescere. Oggi siamo a 130 socie, che comprendono tutta la filiera: logistiche, comunicatrici, agronome, tecniche, commercianti... Siamo diventate ente del terzo settore e abbiamo aperto la possibilità di farne parte anche agli uomini, che stanno arrivando. Gli scopi associativi sono far emergere la visione femminile nel mondo dell’agricoltura, fare rete, organizzare eventi formativi, etc.
Ma anche fare comunicazione, vero?
Esatto. Nel 2019 abbiamo realizzato, in collaborazione col regista Alessandro Quadretti, un docufilm dal titolo “Fertile”. Un documentario che, attraverso la voce di alcune nostre socie, racconta il lavoro in agricoltura visto con gli occhi di donna. Il docufilm ha partecipato a diversi concorsi, tra cui il Salina Festival e a Sguardi Altrove Film Festival, e ora è visibile su Amazon Prime. Noi cerchiamo, laddove è possibile, di portarlo nelle scuole e nelle università, per trasmettere il piacere di fare agricoltura alle giovani generazioni, soprattutto alle studentesse.
Ascolta la puntata "Il vigneto sostenibile" del nostro podcast "Fatti di Terra":